PRANZO A LOPUTUK - IL RACCONTO DI MONICA

Il 13 febbraio, presso il Centro Polifunzionale di Loputuk, Africa Mission – Cooperazione e Sviluppo ha contribuito al pranzo di un gruppo di 200/300 karimojong. Il pranzo era indirizzato a tutti gli anziani provenienti dai 13 villaggi della sub-county di Loputuk, che si sono raccolti grazie all’aiuto di Padre Michael. Monica Zambon, volontaria del Movimento impegnata quest’anno in Servizio Civile, era lì con loro. Ecco la sua testimonianza:


"Il movimento ospita spesso eventi di solidarietà indirizzati alle frange più vulnerabili della popolazione. Così era stato fatto in dicembre per i bambini della scuola primaria di Loputuk, così questa volta è stato il turno degli "elders", i più anziani.
La stagione secca quest’anno è stata dura per tutti nei villaggi, il cibo scarseggia, non piove da mesi, le messi sono allo stremo e la popolazione non ha i mezzi per potervi far fronte. Le persone riunite a Loputuk non mangiano che una volta al giorno, solo un pugno di sorgo bollito, ed è molto probabile che questo sia il loro unico pasto completo per giorni. Padre Michael aiuta Ersilia nel compito di radunare e ordinare la folla che si avvicina al centro dalle 10 di mattina, e approfitta di questa occasione per sensibilizzare la popolazione su vari temi quali i pericoli dell’alcool, ma anche il ruolo degli anziani all’interno della comunità. Avere qualche anno in più non deve essere motivo di emarginazione o abbandono, essere "agée" non significa essere inutili, bensì incarnare la responsabilità verso il benessere comunitario, partecipare alla creazione di una comunità pacifica grazie all’insegnamento che viene dall’esperienza degli anni, significa assumersi un ruolo di accompagnamento e indirizzamento dei più giovani.

Mentre vengono preparati posho e fagioli per il pranzo, uomini e donne si avvicinano, ordinati, un po’ smarriti, un po’ intimoriti forse, qualcuno ha gli occhi lucidi. La vecchiaia rende deboli ancora di più in questa terra assolata. I piatti sono abbondanti. Faccio notare a Padre Michael che ci potrebbero mangiare almeno 3 persone con quella porzione di posho. Ma lui mi risponde con un sorriso sornione che i partecipanti mangeranno solo una piccola parte, il resto verrà messo in sacchetti di plastica o piccoli contenitori e verrà portato a casa per poterlo condividere con il resto della famiglia. E così accade.
Guardando a questa prima ondata di 150 persone riunite nel Centro che mangiano con avidità, Angela, volontaria storica del Movimento di nuovo in Karamoja dopo qualche anno di assenza, mi racconta come negli anni 90 lei a fianco di Don Vittorio viveva la stessa esperienza. In quegli anni di miseria e fame diffusa, il movimento provvedeva a sfamare 400 bambini tutti i giorni, solo dopo avergli fatto la doccia però! I bambini, furbi allora come oggi, di nascosto riempivano i loro contenitori di latta per portarsi il cibo a casa.

Dopo una mezz’ora, le prime persone cominciano a lasciare la hall, con i loro sacchetti di cibo in mano e la pancia un po’ più piena. Le parole di Angela mi fanno riflettere. Come è possibile che nel 2016 ancora portiamo avanti la distribuzione di cibo con cui ha cominciato Don Vittorio negli anni 80? Stiamo forse sbagliando qualcosa? O sono forze più grandi di noi ad avere l’ultima parola sul popolo karimojong? O forse è proprio quest’ultimo che, nonostante il supporto e l’aiuto che ottiene da vari canali, non riesce a trovare dentro di sé la forza necessaria a risollevarsi? Queste domande mi fanno mettere in dubbio e rivalutare sotto una diversa luce il mio lavoro qui, gli approcci che utilizziamo come ONG, le attività che portiamo avanti e la loro efficacia. Cosa non posso però mettere in dubbio è la necessità della presenza di Africa Mission - Cooperazione e Sviluppo tra queste genti e il percorso di comunità intrapreso da più di quarant’anni."