Adjumani: ecco i risultati!
A settembre 2020 si è conclusa la nostra esperienza nel campo rifugiati di Adjumani con il progetto di "Supporto per i rifugiati sud sudanesi e per la popolazione locale" finanziato da AICS Addis Abeba e in partnership con ACAP – Sant'Egidio. Il progetto era partito a marzo 2019 con la durata di un anno; a causa della pandemia di Covid-19, il progetto ha ottenuto una proroga di 6 mesi per dare le possibilità di concludere le iniziative prefissate. In Uganda le rigide restrizioni sono rimaste in vigore fino a ottobre, impedendo di continuare alcune attività fino alla fine del progetto. Nonostante questa difficoltà, si è riusciti a raggiungere diversi obiettivi che riportiamo qui di seguito. Ricordiamo che si tratta di un progetto multisettoriale che ci ha visti protagonisti in diversi ambiti: socio-educativo, formazione professionale, igienico-ambientale e di supporto istituzionale dei diritti umani.
SETTORE SOCIO-EDUCATIVO
In questo settore si è puntato a contrastare la devianza giovanile favorendo la crescita culturale. Per raggiungere questi obiettivi sono stati allestiti e avviati due centri giovanili nel campo di Agojo e a Majii3; la costruzione e la gestione del primo centro è stata affidata ad Africa Mission; il secondo invece a Sant'Egidio, dove le strutture erano già presenti ma c'è stato bisogno di un rinnovamento. Attraverso la formazione di 4 educatori, sono state pianificate e avviate attività sportive, musicali, danza e teatro ed educazione alla salute.
SETTORE FORMAZIONE PROFESSIONALE
In totale 347 giovani hanno partecipato ai corsi professionali in 3 centri. La formazione professionale si è svolta in 3 centri: a "Kwolokere Agro-Invest" nel distretto di Kole dove sono stati formati 81 studenti; al "Northern Uganda Youth Development Centre" nel distretto di Gulu, dove sono stati formati 24 studenti; infine, direttamene nei campi, grazie a COSMESS-Uganda si sono formati 242 giovani.
SETTORE IGIENICO E AMBIENTALE
Altro obiettivo primario era intervenire nel settore igienico aumentando la disponibilità di acqua potabile. Sono stati costruiti o riabilitati 30 punti di raccolta d'acqua in 11 scuole tra il campo di Maaji 3, Ayalo 3 e Nyumanzi che contano insieme 13.637 abitanti. Insieme a quest'azione, si aggiunge la perforazione di 2 pozzi e la riabilitazione di 5 (quest'ultimi rientrano nell'intervento di contenimento del Covid-19). I sopralluoghi per indentificare le aree preferenziali per la perforazione vengono effettuati in collaborazione con i leader locali. Molto importante è capire le aree dove intervenire visto che i pozzi sono condivisi tra locali e rifugiati e si potrebbero verificare conflitti e tensioni in caso di mancanza d'acqua. Come di consueto, sono stati formati anche comitati di gestione dei pozzi (3) e consegnati ai meccanici di pompa dei kit (4) con attrezzi per la riparazione di pozzi. Si è puntato anche alla sensibilizzazione attraverso 2 radio talk show trasmessi dalla radio "Amani FM".
Per quando riguarda l'aspetto ambientale, sono stati piantumanti 11.413 alberi divisi tra campi rifugiati, zone abitate dalla popolazione locale e istituti scolastici. Si è cercato di creare diverse aree boschive, ciascuna formata da 1.000 alberi. Inoltre, a ogni scuola sono stati consegnati 10 innaffiatoi, 10 tagliaerba, 5 zappe, 5 piccozze, 10 taniche e la protezione in ferro per gli alberi.
SETTORE DI SUPPORTO ISTITUZIONALE DEI DIRITTI UMANI
Attraverso training su pratiche di difesa fisico-motorie e sull'equilibrio psico-sociale, sono state formate 189 donne appartenenti a due campi. Prima di tutto è stato necessario coinvolgere 8 donne formatrici, scelte dalla collaboratrice di Sant'Egidio Barbara Turchetta. In seguito sono iniziati gli incontri dove le donne hanno affrontato diversi temi come l'inclusione, la capacità di coordinamento, la capacità di gestione e creazione di attività generatrici di reddito, la diffusione di azioni protettive in contrasto ai matrimoni precoci e in favore alla tutela dell'infanzia e del minore. A questi gruppi sono state concesse due sale (una restaurata e una costruita da zero) perché le donne hanno sentito la necessità di avere un luogo a loro dedicato e che sarebbero state disponibili a prendersene cura una volta terminato il progetto. Inoltre sono state coinvolte 48 donne nel programma "Mitigare la diffusione del Covid-19 e il suo impatto". Per incentivare la creazione di gruppi associazionistici, sono stati formati 14 gruppi sulla tecnica di risparmio comunitario VSLA (Village Savings and Loan Association). Questo ci ha permesso di raggiungere 351 persone, di cui 310 donne. Infine si è voluto sostenere la creazione di gruppi femminili di imprese su sartoria e prodotti culinari. In totale hanno partecipato 18 donne.
Le attività implementate sono state numerose, nonostante il progetto sia durato soltanto un anno e con una pandemia di mezzo. Purtroppo di lavoro da fare ce n'è ancora molto. Negli ultimi anni, la zona del nord-ovest dell'Uganda è stata sommersa dall'afflusso dei rifugiati (circa 1 milione e mezzo!) arrivati dai Paesi confinanti. Questo ha messo a dura prova il Paese ma grazie alla sua disponibilità e al supporto di centinaia di organizzazioni l'Uganda sta testimoniando a tutto il mondo che una diversa modalità di accoglienza è possibile.