AFRICA MISSION COOPERAZIONE E SVILUPPO CONTINUA L‘AIUTO AGLI SFOLLATI DAL SUD SUDAN, ACCOLTI NEI CAMPI DEL WESTERN UGANDA

Nelle settimane scorse, tre collaboratori in Uganda di "Africa Mission-Cooperazione e Sviluppo" Roberto Montanari, Stefano Matcovich e Solomon Mugisa, sono tornati nel campo sfollati di Kiryandongo (Western Uganda) per portare del cibo, vestiti, scarpe e coperte, e per vedere la situazione attuale.

Ad ovest dell’Uganda, nel distretto di Kiryandongo, è attivo dal 1989 un campo accoglienza sfollati che ospita ad oggi circa 38.000 mila persone (ne ospitava inizialmente 7.000) appartenenti a 53 tribù diverse e proveniente da Sud Sudan, Burundi, Congo e anche Uganda.
Il movimento di don Vittorione, supporta il campo dal 2013 con donazioni di cibo e materiali vari provenienti dall’Italia che, oltre a far fronte ai bisogni primari delle categorie più bisognose, servono come segno di condivisione di un servizio di solidarietà con le persone impegnate in prima linea.
Questa attività di supporto al Campo di Kiryandongo rientra nel progetto "Case Aperte", progetto storico iniziato da Don Vittorione, e che nel 2014 ha consentito ad Africa Mission di aiutare 116 realtà locali, con un numero di beneficiari stimati (prudenzialmente) in 8.396.
Il nostro è davvero un piccolo intervento- dice Carlo Ruspantini direttore di Africa Mission-Cooperazione e Sviluppo- Il campo sfollati è supportato da varie agenzie internazionali (WFP, che distribuisce il cibo FAO che interviene con semi e materiale per agricoltura) e altre ONG. Noi collaboriamo con Suor Judith, la suora coordinatrice del campo, dando quel poco che possiamo, per far sentire la nostra presenza e per dare un segno di condivisione. Ci piacerebbe poter essere più incisivi, ma i nostri impegni in Karamoja e verso altre realtà altrettanto bisognose, che sosteniamo da anni, non ce lo consentono".
I collaboratori di Africa Mission, Roberto, Stefano e Solomon, sono entrati nel campo assieme a Okumo Joseph, collaboratore di Suor Judith, e ad un’operatrice sociale, Margaret.
Ecco la descrizione che hanno dato della situazione.
Ai rifugiati del campo sono già stati portati i primi aiuti agli inizi del 2013, grazie a Suor Judith che è la coordinatrice del campo e, negli anni successivi, sono stati consegnati aiuti i cibo e materiali vari raccolti in Italia. Da qualche tempo, nel campo, sono presenti anche rifugiati ugandesi provenienti dalla zona di Mbale, costretti dal governo a lasciare le proprie abitazioni dopo che alcune frane hanno coinvolto le zone dove abitavano.
Margaret ci fornisce informazioni riguardo al campo e riguardo al lavoro che porta avanti.
La maggior parte delle persone presenti sono fuggite dalla guerra del Sud Sudan abbandonando le proprie case e spesso sono traumatizzate. Innanzitutto vengono tenute separate le varie etnie, in particolare i Dinka e i Nuer che si combattono nel Sud Sudan.
Gli orfani vengono inseriti in altre famiglie.
Margaret lavora con altre 80 donne sostenendo principalmente donne e madri; lo stesso lavoro dovrebbe essere portato avanti anche con gli uomini anche se è più difficile.
Il percorso di riabilitazione dura un anno e l’obiettivo principale è quello di dare speranza alla gente perché possa gradualmente superare il trauma della guerra e perché capisca che questa è una situazione temporanea.
Le persone più bisognose di questo percorso sono ovviamente quelle più fragili e vulnerabili, ovvero le mamme e le persone che si ritrovano sole.
Nel campo vengono organizzati i "ranch", ovvero piccoli agglomerati composti di 18 capanne. Ad ogni nucleo familiare viene fornito il materiale per costruirsi un’abitazione (cinque pali e una tenda) e uno pezzo di terreno da coltivare. Gli appezzamenti del terreno vanno in proporzione alla grandezza del nucleo familiare ed sono comunque maggiore di quelli di Adjumani, il campo profughi nel nord del Paese da dove vengono poi trasferiti a Kiryandongo.
La coltivazione dei terreni è una delle attività del campo; principalmente si coltiva il mais ma FAO e l’organizzazione InterUganda distribuiscono sementi anche di fagioli e altre verdure.
Quello che si produce o lo si consuma o lo si vende per comprare quello che serve (anche se l’ultima stagione non ha visto buoni raccolti). I soldi che vengono guadagnati vengono impegnati innanzitutto per comprare mattoni e lamiere per costruire una casa migliore.
Il World Food Program consegna mensilmente 12 kg di posho (farina di mais) e sorgo per persona ma questo è sufficiente sono per un paio di settimane. Consegna anche 4 tazze di fagioli, mezzo litro di olio e una coperta (all’anno).
In passato si è provato ad incentivare anche l’allevamento di animali.
L’acqua è accessibile grazie alla presenza di pozzi e condotte anche se non sono sempre perfettamente funzionanti.
Nel campo sono presenti scuole primarie e sono a libero accesso.
C‘è anche una scuola secondaria gestita dall’organizzazione Window Trust che è a numero chiuso oppure i ragazzi possono scegliere una scuola tecnica dove insegnano i mestieri.
Per gli adulti sono disponibili, nel campo, lavori sociali per aiutare le comunità.
È presente un presidio ospedaliero all’interno del campo anche se si registrano molte lamentele della gente. Difficile capire se sia per mancanza di mezzi o di disponibilità da parte degli operatori, probabilmente è un mix di questi fattori.
La vita nel campo non è assolutamente facile specie per chi non ha abbastanza da mangiare e da vestirsi. Per questo Margaret ringrazia Africa Mission Cooperazione e Sviluppo per gli aiuti portati perché la consegna degli aiuti concreti a chi è più in difficoltà è molto apprezzata. I primi beneficiari degli aiuti ricevuti da AM-C&S saranno orfani, disabili e anziani.
Margaret saluta auspicando che anche altre organizzazioni si impegnassero nel fornire aiuti a queste popolazioni.
Nei prossimi mesi - conclude Carlo Ruspantini, direttore di AM-C&S- porteremo al campo ancora cibo e materiale vario che arriverà nelle prossime settimane in Uganda. Abbiamo bisogno di risorse per pagare i costi di trasporto e consegna. Grazie in anticipo a chi vorrà aiutarci”.
Chi volesse contribuire può chiamare la sede di Africa Mission al numero 0523.499424 oppure scrivere a africamission@coopsviluppo.org