Alito: da lebbrosario a scuola. La speranza per 310 giovani agricoltori.
Il 31 ottobre si sono ufficialmente aperti i cancelli della scuola di formazione e agribusiness per circa 310 giovani tra i 16 e i 25 anni provenienti dalla zona di Lira, nel nord dell'Uganda. Un progetto voluto da Africa Mission – Cooperazione e Sviluppo, insieme a VSO Ong (Voluntary Service Overseas) altra organizzazione impegnata nella cooperazione in diversi paesi del mondo, tra i quali l'Uganda e la Diocesi di Lira proprietaria del terreno dove sorge il nuovo complesso.
«Un progetto pilota della durata di 3 anni – spiega Carlo Ruspantini direttore del Movimento – di riqualificazione del territorio e di formazione per i giovani».
Si parla infatti di riqualificazione perché gli edifici, oggi diventati
aule e dormitori, accoglievano negli anni '80 i malati di lebbra. «Era un
lebbrosario - racconta Ruspantini - che don Vittorione aveva sempre sostenuto
perché gli stava a cuore, ed è per questo che, con vera gioia, abbiamo
accettato la sfida lanciataci dal Vescovo della Diocesi di Lira di realizzare
un intervento di ristrutturazione e ampliamento degli stabili esistenti e
riconversione dell'intera area. Si tratta di una vera e propria rinascita di un
luogo ormai dismesso, per dare l'opportunità ai giovani di creare un sistema di
agribusiness capace di soddisfare in futuro le esigenze di tutta la comunità».
Ricordiamo che il contesto infatti in cui opera Africa
Mission – Cooperazione e Sviluppo è quello di un Paese, l'Uganda, con la
popolazione più giovane al mondo (oltre il 78% della popolazione sotto i 30
anni) e con il tasso più alto di disoccupazione giovanile dell'Africa sub-sahariana
(70% in nord Uganda). Il Governo ha individuato il settore agricolo come il
pilastro dell'economia ugandese date le enormi risorse naturali del Paese, ciò
nonostante l'impegno dei giovani in agricoltura è in declino, perché non
considerato come un business redditizio.
«La priorità del progetto è quella di perfezionare i mezzi di sussistenza
dei giovani agricoltori, attraverso l'accesso ad una formazione professionale e
della creazione di una rete di imprenditori legati all'agrifood value chain –
racconta Ruspantini – con l'obiettivo di incentivare una produzione su scala
sostenibile, di cui i giovani siano i protagonisti».
Infatti, i beneficiari diretti sono in particolare giovani che lavorano la
terra nei loro villaggi ma che sono comunque inoccupati e hanno abbandonato la
scuola prima del termine e residenti nella regione Lango, mentre beneficiari
indiretti sono le famiglie stesse che grazie al miglioramento della produzione
agricola beneficiano dell'aumento di reddito e le comunità che hanno così accesso
a prodotti agricoli maggiormente nutrienti.
Un grande risultato per il nostro Movimento, grazie a tutti i nostri
volontari e collaboratori che credono in queste sfide difficili, ma che portano
poi grandi soddisfazioni.