Chi corre ci fa fermare a riflettere...

Chi corre ci fa fermare a riflettere...

Sono trascorse alcune settimane dalla Maratona di Kaabong che ha visto protagonisti tantissimi giovani, nonostante l'acquazzone che ha colto tutti di sorpresa!
L'impegno di tutti i nostri collaboratori ha permesso ancora una volta la buona riuscita dell'evento e a dirlo sono anche i numeri dei partecipanti, circa 530! Camilla, in prima linea nell'organizzazione della Maratona, ci riporta questi dati:

- Bambini tra i 0 e i 7 anni: iscritti 48F e 52M; presenti: 43F e 38M
- Ragazzi tra gli 8 e i 15 anni: iscritti 58F e 142M; presenti: 52F e 135M 
- Adulti sopra i 16 anni: iscritti 121F e 182M; presenti: 117F e 145M 

Ricordiamo che la Maratona è sì un evento sportivo e che quindi ha l'obiettivo di promuovere tutti i valori che in natura lo sport stesso promuove, oltre al divertimento e alla bellezza di condividere una giornata, ma il tema di questa Maratona era proprio sensibilizzare la popolazione e i giovani in particolare, a riflettere su alcune pratiche di violenza come i matrimoni precoci e la violenza di genere.

Una giornata intensa e che Silvia ci fa rivivere attraverso questa riflessione:

"Grande evento, organizzazione, camion da caricare, trasferte, bottiglie da contare, tempistiche da mantenere.
Le parole chiave che istintivamente mi saltano alla mente sono queste.
Ci siamo visti immersi in un vortice di istanze logistiche e materiali.
Qual è lo scopo di questa maratona? Non viene facile tenerlo impresso nella mente, agire per il messaggio piuttosto che per far sì che i conti tornino ed i target vengano raggiunti.
Credo sia stata la sfida più complicata, sia prima, che durante, che dopo.
Penso che sia un equilibrio delicatissimo da trovare, quello del "dare". 
Domanda: quanto il "dare" in termini materiali influenza e modifica l'efficacia del "dare" in senso immateriale inteso come sensibilizzazione, consapevolezza, senso di comunità e solidarietà?
Durante le riunioni di preparazione mi sono interfacciata con una realtà locale attenta e consapevole del proprio ruolo, ossia quello di portatrice dei temi chiave dell'evento quali la reazione e la denuncia degli abusi sessuali e dei matrimoni infantili.
Si è deciso insieme lo slogan, si è pensato all'importanza di avere dei testimoni diretti che potessero far ragionare e riflettere attraverso le loro storie, abbiamo visto nell'arte della danza e del canto la potenza di creare un momento di insegnamento sulle realtà di violenza che molti bambini ed adolescenti ancora subiscono in Karamoja includendo nel programma l'esibizione di due gruppi teatrali.
Il coinvolgimento e l'entusiasmo non sono mancati ed hanno tenuto vivo nelle persone coinvolte lo spirito sociale ed etico che questo evento vuole manifestare.
Evviva!
 Arriva il giorno della maratona, tutti ai propri posti..pronti, partenzaaa..PIOGGIA (anzi grandine)!
Presa di coscienza della confusione che si può creare, soluzioni veloci, mente rapida, alternative, si va avanti.
Aspettiamo che il tempo torni ad assisterci e si riparte con le gare, 10km per gli adulti, 5km per gli adolescenti e qualche girotondo nel campo da calcio per i piccoli piccolissimi. I discorsi ufficiali possono avere inizio e le premiazioni dei più veloci non mancano, insieme al meritato rinfresco.
Mentre i raggi tornavano a farsi vivi si tira qualche sospiro di sollievo ma allo stesso tempo ci pervade un senso di insofferenza, una specie di riluttanza verso le richieste ed i "NO" escono automatici.
Bisogna ammetterlo, la ricchezza di questo evento non è solo morale e culturale, ma anche (e per alcuni soprattutto) materiale. Ci sono le magliette, le borracce, i panini, i cappellini, le scarpe, le bibite, le tute, le biciclette, i dolcetti e avanti...tutto ciò per un pubblico partecipante che vive con un piatto di fagioli al giorno e non tutti i giorni: cosa ne deriva?
Il chiedere, il supplicare, il pregare per avere un qualcosa in più è una conseguenza logica di tale situazione di scompenso che si viene automaticamente a creare: tutto quello che si può racimolare è bene portarselo a casa che domani non si sa mai! Come biasimare?
C'è chi si finge decimo classificato e toglie il premio al proprio compagno di corsa, c'è chi entra di soppiatto nel magazzino e si accaparra un paio di bottigliette di una qualche bevanda fosforescente (ambitissime le bevande gassate), c'è chi nasconde le evidenze che dimostrano abbia già avuto il rinfresco e cerca di fare il secondo giro. Fa parte del gioco, credo.
Ma fino a che punto, come si dice, il gioco vale la candela?
Le autorità stesse (alcune) pretendono compensi esagerati dopo aver dimostrato il minimo dell'impegno in maniera sfacciata.
Se si porta tanto, qualcuno pretenderà tanto.
Il discorso credo si possa ampliare ad una riflessione più profonda, che vada oltre all'evento in sé. Come equilibrare il ruolo, l'efficacia e l'agire della cooperazione, per noi abituati a pensare che un panino con la salsiccia sia un pranzo al volo ma per le persone a cui lo offriamo è un pasto da re?
Intanto non farsi prendere dal cinismo, cosa non semplice. Mi capita di esasperarmi per alcune richieste ricevute o per alcuni comportamenti ambigui e quindi rispondere di fretta, interessandomi poco, o nulla, a quello che si nasconde dietro quella richiesta o quel comportamento. Succede.
Non si tratta solo di capire che il passato ed i fatti storici ci hanno abituati a mondi diversi, si tratta piuttosto di sfidare noi stessi sul significato della parola "aiuto", della parola "cooperazione". Tutti abbiamo da imparare e tutti da insegnare, ricevere e donare ma con senso, con adeguatezza.
La maratona è andata bene, ok. I partecipanti hanno corso, gli artisti hanno sputato fuoco, la pioggia ci ha fatti sembrare dei pulcini impazziti ed abbiamo riso di questo, i ringraziamenti sinceri non sono mancati.
Forti di questi successi, allora, fermiamoci a completare la nostra esperienza riflettendo sui metodi, i messaggi, i significati che sono insiti in noi e regolano il nostro agire ma che alcune volte non agevolano una sorta di equilibrio tra la realtà di cui siamo portatori e con cui siamo cresciuti e la realtà in cui invece siamo inseriti e stiamo, volenti o nolenti, modificando.
Forse non ci basterà una vita, ed è questo il bello". (Silvia Orri, casco bianco a Moroto)