Dall'Uganda a Treviso: condividere per crescere
Un'esperienza non condivisa è un'esperienza a metà. Ne sono convinti i nostri ex caschi bianchi che lo scorso fine settimana si sono ritrovati a Treviso per raccontare il loro anno trascorso in Uganda.
Maria Fiorani, Rossella Corrà, Caterina Pizzi e Mario Visentin, insieme a Daniele Contini e Roberto Persi, sono tornati in Italia in febbraio: poi è scoppiata la pandemia e la loro esperienza è rimasta sospesa, in attesa di essere raccontata. L'occasione l'ha offerta appunto il weekend a Treviso grazie a una serie di iniziative che si sono svolte fra Mignagola, Carbonera e Sant'Elena di Silea.
"È stato divertente ed emozionante rivivere alcuni momenti di forza e alcune debolezze vissute nel mio anno di servizio civile – spiega Maria – riascoltare i miei compagni di viaggio mi ha fatto rivivere e riflettere su temi che già in Uganda mi avevano scosso dentro: ripensandoci una volta tornata in Italia, i pensieri e le riflessioni hanno avuto una nuova evoluzione".
I ragazzi hanno raccontato alcuni degli episodi che hanno "fatto" la loro quotidianità in Karamoja: "Rossella, mia compagnia di viaggio, di stanza e di condivisione giornaliera, mi ha sempre stimolata a riflettere su cosa stessimo realmente facendo in Uganda – ricorda ancora Maria – penso in particolare alla sua reazione dopo avere respinto la richiesta di una donna che le aveva domandato 5.00Ugx, l'equivalente di poco più di un euro: nel raccontarlo aveva le lacrime agli occhi, ma dietro c'era e c'è la consapevolezza di quanto sia necessario eliminare lo stereotipo dell'uomo bianco che dà i soldi. Questo del resto è l'obiettivo di Africa Mission Cooperazione e Sviluppo: camminare assieme al popolo Karimojon, costruire un rapporto di fiducia e collaborazione per creare un percorso che duri nel tempo. Questo piccolo episodio ha offerto allora uno spunto importante di riflessione per noi e mi auguro anche per gli altri: personalmente ho trovato molto prezioso il fatto che Rossella condividesse apertamente con noi questa sua reazione".
Anche Caterina nel corso dell'incontro a Treviso ha ricordato i tanti momenti che hanno segnato il servizio civile, dalla formazione con Focsiv fino all'arrivo in Uganda, dalle attività giornaliere con l'ECD a quelle quotidiane con i bambini, che riempivano di risate e canzoni il compound.
Al Centro Giovani ha prestato servizio anche Mario: "Musica, tifoseria di calcio e attività con i ragazzi: erano questi i suoni che accompagnavano i nostri pomeriggi in ufficio: pomeriggi in cui spesso veniva voglia di mollare tutto e correre a vedere cosa stesse accadendo – continua Maria – con tutti abbiamo condiviso giornate e riflessioni personali: non è stato sempre facile, ricordo con Rossella diversi momenti di confusione e a volte anche delle lacrime. Poterli condividere ancora, qui in Italia, è stato stimolante per un nuovo inizio: insieme abbiamo ricordato le difficoltà nel lavorare a stretto contatto con persone con una cultura molto diversa, nell'organizzare il lavoro e condividere tanto tempo assieme ai colleghi locali. Un'esperienza stimolante ma spesso difficoltosa: condividendola però e rielaborando ancora, a distanza di sei mesi dal ritorno, sono sempre più convinta della ricchezza che è stata per me quella diversità e di quanto mi abbia fatta crescere e indirizzata verso la donna che voglio essere. Perché in fondo condividere un'esperienza così intensa è un modo per riflettere su noi stessi e cosa ci circonda e tirare fuori cosa siamo realmente".