Diario di viaggio: atto finale e iniziale
Siamo arrivati all'ultimo appuntamento con i nostri compagni in Uganda. Percepiamo dalle parole di Betty la classica malinconia e nostalgia che si ha a poche ore dalla partenza. Ci sono emozioni che hai appena vissuto ma lo sai già, ti mancheranno tra poche ore. Ci lasciamo con un impegno, usando le sue parole: accorciamo le distanze!
29 novembre
Il Lariam non perdona. Chi non è mai venuto in Africa non sa che la profilassi antimalarica non è una passeggiata: nella migliore delle ipotesi provoca insonnia e quella è la compagna ideale con cui alcuni di noi hanno viaggiato in questi giorni. Stamattina svegli alle cinque, in Italia erano le tre: sotto lo striscione verde con la scritta "Welcome" all'ingresso della casa di Africa Mission Cooperazione e Sviluppo a Kampala hanno iniziato ad accumularsi le valigie in attesa della partenza. Oggi la casa si svuoterà quasi del tutto, ma per poco; noi arriveremo domani a Piacenza, in mezzo un viaggio con una mezza nottata a Dubai e ancora un libro di Kapuscinski da leggere. C'è tempo. Ci sono pensieri che lasciamo qui, in Africa intendo, insieme a un migliaio di anolini, qualche medicina, una maglietta dei Matti da Galera, molti amici con cui i rapporti resistono alle distanze intercontinentali. Lasciamo qui anche una pioggia torrenziale e venticinque gradi per ritrovare a oltre diecimila chilometri il freddo padano. Ci portiamo dietro però la consapevolezza che accorciare la distanza fra quello che siamo e quello che facciamo sia un buon modo per garantirsi della felicità. Africa Mission lo fa da quarantasette anni, prenderemo esempio.
Betty Paraboschi