EMERGENZA SUD SUDAN: UNA FOLLIA SENZA LIMITI. Primo intervento al campo profughi di Kiryandongo

La situazione in Sud Sudan diventa ogni giorno più difficile. Continuano ad aumentare gli sfollati che entrano in Uganda, sfollati che hanno bisogno di tutto, ma soprattutto di non sentirsi abbandonati, di non essere dimenticati.
Il nostro primo intervento è al campo profughi di Kiryandongo dove C&D ha portato diversi aiuti attraverso la coordinatrice del campo, Suor Juliette. Nel campo, che attualmente ne ospita più di tre mila, i profughi arrivano senza sosta, ad ogni ora. La causa è il conflitto scoppiato nell'area di Bor, dove si sono scontrati i sostenitori dell'ex vice presidente Riek Machar e le truppe regolari del presidente Salva Kiir. Tali scontri hanno rapidamente assunto una valenza interetnica, tanto che, da dicembre, secondo l'Onu, migliaia di persone hanno perso la vita e oltre mezzo milione sarebbero gli sfollati scappati nei paesi confinanti.

Quali sono i campi sfollati in Uganda?
• Il campo di Kiryandongo, dove a fine gennaio erano presenti 3.600 persone, ma il loro numero è in continuo aumento.
• Il campo di Dzaipi nel distretto di Adjumani, al confine con il Sud Sudan ospita 16.000 persone, con un arrivo quotidiano di 1.500 rifugiati.
E inoltre vogliamo aiutare:
• il centro sociale e l'ospedale (l'unico funzionante della zona) delle suore comboniane di Nzara (Western Equatoria) che accolgono i più bisognosi.

Come possiamo sostenerli?
Inviando aiuti di prima necessità in base alle richieste che perverranno. Servono cibo, coperte, contenitori per acqua, pentole, sapone. Ad esempio possiamo acquistare e distribuire:
con 50 euro un kit di sussistenza
(1 pentola, 1 tanica, 1 stecca di sapone, 10 kg di posho – la polenta africana, alimento base - e 10 kg di fagioli, 1 lt di olio)
con 20 euro una coperta non sintetica
con 2 euro 1 kg di posho e fagioli

Invia la tua donazione a:
Movimento Africa Mission-Cooperazione e Sviluppo Ong Onlus;
su c/c postale n.14048292 intestato a Cooperazione e Sviluppo
su c/c bancario intestato a Cooperazione e Sviluppo IBAN IT 44 Z 050 48 12 600 00000000 22 68 presso Banca Popolare Commercio e Industria - Filiale 21 di Piacenza
Causale: Emergenza Sud Sudan 2014

Informazioni:
Tel. 0523 – 499.424
E-mail africamission@coopsviluppo.org


Testimonianza del primo intervento al campo Kiryandongo di Sara Gandini
"Per arrivare attraversiamo questa campagna scottata dal sole, piena di colore e luce, villaggi animati e bambini sorridenti che ti salutano al passaggio.
Ci avviciniamo al campo e vediamo questa marea di panni vivaci appesi lungo la rete che lo delimita, grandi piante, centinaia di persone in una macchia soleggiata di natura e valigie.
Il dolore, la sofferenza che ti aspettavi, cominci a vederla nei volti delle madri, stanche, sotto i tendoni soffocanti dove dormono la notte, pieni di valigie e tutto ciò che sono riuscite a portarsi dietro.
Vedi gli uffici dell'UNHCR, l'Alto Commissariato per i Rifugiati, lavorare senza sosta per registrare le persone che arrivano a qualsiasi ora; vedi persone in coda alla ricerca dei propri familiari persi nella fuga e finiti chissà dove, vedi persone, come Suor Juliette, camminare all'interno del campo ed essere salutata e guardata con il massimo rispetto, l'autorità etica e morale in un luogo dove tutto è emergenza.
Poi senti le storie, quelle che ti toccano l'anima, che non riesci a vivere leggendo i primi titoli dei giornali, il conflitto in Sud Sudan, nella zona di Bor, dove sono state uccise centinaia di persone, notizia letta magari frettolosamente qualche settimana prima.
È solo attraverso il racconto, attraverso gli occhi della persona che hai di fronte che riesci a capire davvero il suo dolore o quantomeno provare a capirlo.
Ci troviamo davanti questo gruppo di persone, rappresentanti istituzionali dei villaggi sconvolti dal conflitto e scappati insieme alle loro famiglie, che si rivolgono a noi come se fossimo massime autorità, capaci di influenzare la comunità internazionale e i rapporti di potere che sottostanno a gli scontri in Sud Sudan degli ultimi mesi.
Nei villaggi di questi rifugiati il conflitto è scoppiato nel cuore della notte vicino alle loro case, imponendo la fuga, con la paura di essere uccisi e l'obbligo di lasciare tutto senza potersi voltare indietro.
Senti raccontare la storia di chi era una persona riconosciuta nel suo villaggio, un dipendente governativo, o un professionista che lavorava senza un attimo di respiro, mentre ora si ritrova in un campo a centinaia di chilometri dal proprio mondo, con solo la carta d'identità che racconta la sua storia, sotto un albero, frustrato, ad aspettare.
Poi vedi questi due bambini: lui, il più piccolo, con qualche rara malattia, ha bisogno di essere idratato ogni ora, scotta a toccarlo, orfano del padre che assieme allo zio è morto negli scontri; la ragazzina a fianco è la persona con cui è scappato all'improvviso, un caso del destino: la madre che esce a comprare qualcosa e le chiede di curarlo un attimo, il conflitto che scoppia, la fuga attraversando il Nilo, la perdita dei familiari che ora si cercano disperatamente in altri campi, sperando che i propri cari non facciano parte di quelle centinaia di vittime ancora non ufficiali.
Una notte, è bastata solo una notte a cancellare tutto quello che sei.
E allora ti senti impotente e pensi cosa faresti tu in quella situazione, come ti sentiresti, cosa vuol dire perdere ogni cosa, e ti senti un po' più vicina nel comprendere la scelta di quelle persone che arrivano sulle coste mediterranee su quei barconi a cercare una vita migliore, una speranza nuova che forse potranno trovare dopo tutta questa sofferenza."