Gli studenti carcerati di Namalu, un progetto che semina speranza.
Così da un progetto di formazione professione dedicato ai giovani del Karamoja, nasce la collaborazione per aprire il progetto anche ai carcerati, a chi, dopo aver scontato la pena grazie ai corsi di formazione e al certificato ottenuto, potrà reinserirsi nella società e rimettersi in gioco. Ce lo racconta Francesco Ghibaudi, nostro collaboratore in Uganda.
«All'inizio di marzo, Zurah, che fa parte dello staff di Africa Mission - Cooperazione e Sviluppo e lavora nella nostra sede di Nakapiripirit, è stata contattata dal Direttore della Prigione di Amaler, nella sub-county di Namalu, per richiedere una collaborazione con il nostro Programma di incoraggiamento dei giovani (YEP). L'idea era di inserire alcuni dei carcerati nel nostro Programma, in modo che potessero ricevere un'educazione e sostenere gli esami per poter ottenere, in caso di superamento, un certificato.
Abbiamo immediatamente considerato la proposta, incontrandoci con i nostri Partners. Il Programma è rivolto ai giovani vulnerabili e loro, essendo carcerati, rientrano nella definizione di vulnerabili. Ci siamo dunque incontrati con il personale della Prigione e abbiamo deciso di selezionare 12 carcerati (10 uomini e 2 donne) come prova per vedere se l'idea fosse realizzabile.
La prigione, in funzione dagli anni '60 è la più grande del Karamoja: ospita all'interno 450 carcerati, 448 uomini e 2 donne. E' una prigione agricola, poiché è dedita principalmente alla coltivazione del mais, che viene venduto al WFP (World Food Programme) che poi lo distribuisce in quasi tutte le scuole della Karamoja. In questo modo la Prigione riceve dei soldi con cui vengono pagati i carcerati che lavorano nei campi e i carcerati possono sia rendersi utili, rimanendo occupati durante la pena e contribuendo al sostentamento degli studenti del Karamoja, sia mettendo da parte dei soldi che useranno una volta terminata la loro pena detentiva.
All'interno della Prigione ci sono degli insegnanti che si occuperanno della formazione degli altri carcerati. Il nostro Programma si occupa invece di fornire materiali e di iscrivere i dodici studenti scelti agli esami. Superati gli esami essi riceveranno il certificato valevole in tutta l'East Africa.
I 12 carcerati, che noi ormai consideriamo nostri studenti, hanno scelto tre corsi:
Sei hanno scelto agricoltura, quattro muratura e le due donne il corso di parrucchiera.
Noi speriamo che questa collaborazione sia portata avanti anche da altri programmi e che sempre più carcerati abbiano questa possibilità di formazione, in modo che una volta usciti di galera, non rimangano marginalizzati in un Paese che sta sempre più crescendo. Anche solo una pena di cinque anni basta per tagliare completamente fuori dal mondo un giovane di 20/30 anni. Una volta uscito non avrà più niente e sarà così marginalizzato da voler/dover rientrare in prigione.
Noi continueremo a visitare i nostri studenti all'interno della Prigione, poi nel mese di luglio verranno con noi nell'Istituto di Nakapiripirit, a sostenere gli esami insieme agli altri studenti del Programma. Sperando che tutti possano superare gli esami e guadagnare un certificato valevole per tutta la loro vita».
Francesco Ghibaudi
project manager YEP