GMG A MOROTO: CHIUSE DOMENICA 4 AGOSTO LE CELEBRAZIONI

In una totale comunione con i ragazzi di tutto il mondo, che si sono incontrati a Rio de Janeiro ascoltando insieme le parole del Papa, anche in Karamoja, la regione più povera dell’Uganda, i giovani hanno celebrato la Gmg.
È stata una grande occasione di aggregazione dalle diverse parrocchie, ma anche un’opportunità unica per condividere la stessa fede in Cristo. "Andate e fate discepoli tutti i popoli!" è il tema offerto dal Pontefice, che ha guidato le riflessioni anche dei giovani Karimojong.
Ogni mattina la Messa apriva la giornata e insieme alla Parola di Dio dava fondamento alle altre attività. Il Centro Giovani “Don Vittorio” di Africa Mission-Cooperazione e Sviluppo si è animato di visi che esprimevano la felicità di condividere, per sei giorni, la propria vita con altri amici. Lo staff della struttura ha distribuito ai ragazzi magliette e cappellini colorati con la scritta ufficiale della Gmg e un rosario. La miseria in cui questi giovani sono costretti non ne ha limitato l’entusiasmo, la genuina partecipazione, l’allegria.
La giornata di venerdì 26 luglio è stata il momento forte del cammino della GMG. Dalle nove del mattino si è realizzata una Via Crucis, guidata da padre Michael Lubega, che ha toccato diversi punti, particolarmente segnati dal dolore, della città di Moroto: l’ospedale, il Centro accoglienza delle Suore di Madre Teresa, il carcere. Non si è trattato della usuale cerimonia, ma si è rivissuto concretamente, nella quotidianità contemporanea, il significato della croce e della sofferenza di Cristo, riscoprendo che la salvezza passa soltanto attraverso questo segno di amore totale. Al ritorno, dopo un breve e frugale pranzo (polenta e fagioli) tutti alla cattedrale per un’ora e mezza di adorazione al Santissimo Sacramento, per ringraziare Dio per il dono della vita, della gioventù e della fede e per chiedere la forza di andare contro corrente.
“Mi sono sentita fortunata di poter partecipare a questo momento”, racconta Pierangela Cantini, responsabile del Centro Giovani di Africa Mission. Il collegamento in diretta, via satellite, con la Gmg di Rio è stata l’occasione per potare nel mondo i giovani Karimojong. Poi la festa. I vari gruppi hanno presentato, ciascuno, uno spettacolo, una danza o una canzone in relazione al tema dell’evento. Particolarmente significativa la presenza del gruppo di giovani ex guerrieri che ha preparato delle danze tradizionali, dichiarando di voler ballare ”non per prepararsi ad una razzia” ma per ringraziare Dio e per chiedere perdono dei loro precedenti comportamenti violenti.
"Anche in loro abbiamo visto la Chiesa dei giovani, che non ha paura di vivere una fede segnata dalla fatica e capace di sostare in adorazione di fronte al Signore. Cristo" – ha commentato padre Michael – "può essere la speranza anche per i giovani Karimojong. La fede può aiutarli a costruire un futuro più sicuro e ad essere protagonisti per un mondo più bello, più giusto, più pacificato perché costruito insieme, con i giovani di tutto il mondo”.
Alla celebrazione conclusiva, tenutasi domenica 4 agosto, erano presenti Don Sandro de Angeli, assistente spirituale del Movimento e alcuni amici del Gruppo di Urbino. Padre Michael, ha consegnato il messaggio di Papa Francesco ai giovani, e ringraziato il Movimento di don Vittorione per il lavoro portato avanti in questi anni in favore di bambini e giovani.
Al termine della messa, Don Sandro ha ringraziato il Signore per avergli dato la gioia di incontrare ancora i giovani della GMG di 2 anni fa, presenti oggi di nuovo a Moroto e ha raccomandato loro l’importanza di andare verso l’altro, con il cuore e anche fisicamente, prendendo impegni concreti verso i più bisognosi.
Papa Francesco" – aggiunge il direttore di Cooperazione e Sviluppo Carlo Ruspantini – "continua a ricordarci che la Chiesa non è una Ong. È un messaggio che noi, movimento di cattolici e Ong, sentiamo in modo particolarmente forte. Fin dalla fondazione di Africa Mission, monsignor Manfredini e don Vittorione hanno voluto un movimento di laici cattolici impegnati nella testimonianza. Ed è questa la sfida che ogni giorno accettiamo, consapevoli dei nostri limiti e delle difficoltà che incontriamo. Pronti a camminare a rischio di cadere, perché diceva don Vittorio, “una Chiesa ferma diventa asfittica” e ci ricorda oggi Papa Francesco: "Se uno va fuori, come quando va in strada, può succedere un incidente: ma io vi dico che preferisco mille volte una Chiesa incidentata che una Chiesa malata di chiusura".