IL MONDO IN UNA JERRICAN

Riportiamo la testimonianza di Samuele Cavallone e Carlotta Meistro, due giovani laureati in ingegneria che, ancora freschi di matrimonio, hanno deciso di vivere un’esperienza di un anno di impegno con Africa Mission-Cooperazione e Sviluppo a servizio della gente del Karamoja, seguendo la realizzazione del progetto: “Miglioramento delle capacità di gestione del rischio causato da disastri naturali e rafforzamento delle capacità delle comunità del Karamoja di far fronte ad essi”.

Un progetto cofinanziato da UNDP (United Nations Development Programme), che ha il duplice scopo di mitigare gli effetti della siccità e aiutare a prevenire future situazioni di emergenza dovute al cambio climatico in corso.


Ricordo che mi colpì la definizione di liquido quando la studiai per la prima volta sui libri di scuola: “Corpo fluido che possiede un volume proprio ma che assume la forma del recipiente in cui si trova”. Già, il recipiente. Quando l’acqua, liquido per eccellenza, si trova a 300m (se si e’ fortunati) o a qualche chilometro da casa, invece che sgorgare potabile da dieci rubinetti tutti radunati nei pochi metri quadrati dei nostri appartementi, ecco allora che il recipiente, da semplice termine, diventa qualcosa di piu’ importante: la chiave della sopravvivenza. Ecco perche’ le jerricans (taniche da venti litri, normalmente di colore giallo) sono un elemento che fanno parte del paesaggio in Karamoja e che, come angeli custodi, accompagnano le persone nelle loro piu’ o meno lunghe camminate, all’andata leggere come la speranza di riempirle, al ritorno pesanti come piccoli macigni preziosi che testa e collo dovranno sostenere.
Migliaia di jerricans, dunque, tutte con il medesimo problema da affrontare durante la stagione secca: la mancanza di acqua per riempire il loro vuoto interiore. Il progetto che Cooperazione e Sviluppo sta portando avanti, in collaborazione con l’agenzia delle Nazioni Unite chiamata UNDP (United Nations Development Programme) e finanziato dal Governo del Giappone, ha proprio questo scopo: riempire le jerricans. Dal mese di gennaio ad oggi, nei due distretti sui quali si e’ concentrato questo programma (Amudat e Nakapiripirit, nel sud della Karamoja), sono stati riabilitati tredici pozzi, e’ stata raddoppiata la capacita’ di stoccaggio di quattro rock catchment, sei nuovi bacini per la raccolta di acqua piovana destinati all’abbeveramento degli animali (i cosiddetti water pond) sono stati scavati o ingranditi ed infine due dighe sotterranee sono state migliorate tramite rialzo dello sbarramento e perforazione di un secondo pozzo per estrarre l’acqua accumulata nel letto sabbioso di due torrenti. In due parole: più acqua. Più acqua disponibile per persone e animali quando arriverà la prossima stagione secca. Più acqua per riempire un più alto numero di jerricans o per far sì che per riempirle si debba compiere un tragitto di soli cento metri invece di una traversata di tre chilometri. Durante un incontro presso il pozzo di Natarakta (Distretto di Nakapiripirit), riabilitato dal nostro team a inizio marzo, le comunità ci hanno raccontato che, da quando il pozzo aveva smesso di funzionare, erano costretti a camminare fino al pozzo delle comunità vicine per raccogliere l’acqua. Questo aveva generato molta tensione, spesso sfociata in violenza, senza contare che le donne, a causa della lunga fila, rimanevano fuori fino a tardi la sera, aumentando cosi’ il rischio di subire violenza sessuale (episodi purtroppo non rari) o di essere attaccate da animali notturni. Tutte situazione alle quali e’ stato possibile porre rimedio grazie a questa riabilitazione. E non e’ che un esempio degli impatti positivi che si generano in Karamoja quando si rende piu’ accessibile e piu’ sicuro l’approvvigionamento di acqua. Poi, siccome, dopo l’acqua, la grande ricchezza dei Karimojong sono gli animali, il progetto ha consentito in questi tre mesi di portare a termine una massiccia campagna di vaccinazioni per il bestiame contro le malattie piu’ comuni. Il tutto con un unico scopo: rendere la popolazione meno vulnerabile alle bizze di un clima che, negli ultimi anni, ha accentuato i difetti di un carattere che era si’ scorbutico ma almeno prevedibile. Ed e’ bene che l’imprevedibile trovi le nostre jerricans colme d’acqua, pesanti e faticose da trasportare ma, si sa, di facile in Karamoja non c’e’ nulla. A parte sentirsi dire “Grazie”
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Samuele