Il movimento ambientalista e il bisogno d'acqua in Karamoja
Ormai sentiamo ogni giorno notizie inerenti alla salvaguardia del Pianeta.
Allarmi sui possibili (anche certi) effetti del cambiamento climatico, ragazzi che scendono in piazze e vie delle città, interventi politici. Sembra però che questo fenomeno riguardi solo noi che viviamo nei Paesi cosiddetti "sviluppati". In verità coinvolge tutti gli abitanti della nostra Terra, anche chi si trova nei Paesi più remoti che saranno ancora una volta coinvolti e subiranno conseguenze senza nessuna loro colpa.
La testimonianza di Daniele, collaboratore in Uganda nel settore WASH, ci aiuta a capire il legame tra questo concetto e il nostro intervento nel settore idrico in Uganda.
In questo momento storico il movimento Fridays for Future occupa spesso le prime pagine dei quotidiani. Il motto d'animo, principalmente da parte dei giovani di tutto il mondo, mostra la volontà di volersi prendere cura del nostro pianeta e dell'ambiente.
Io mi sento in linea con questo spirito perché come essere umani dobbiamo essere capaci di soddisfare i nostri bisogni primari e al contempo assicurarci che le generazioni future non abbiano compromessa la possibilità di soddisfarne i propri.
Quello che vedo coi miei occhi e che sento è che nella regione del Karamoja è più facile toccare con mano le sfide che l'ambiente pone rispetto a chi vive nella nostra Italia, principalmente per due ragioni: da un lato l'Italia ha molta più disponibilità di risorse e dall'altro anche ciò che non è immediatamente disponibile viene reso tale dalle infrastrutture e dai trasporti presenti. Invece in Karamoja, se in un'area di 10 km quadrati non c'è un pozzo o un fiume, quella è la realtà e la si deve accettare com'è. A meno che non si decida di fare qualcosa per migliorare una situazione difficile come questa.
Questo è quello che cerchiamo di fare come Africa Mission – Cooperazione e Sviluppo, perché l'acqua è vita ed il bene essenziale per vivere.
Il Karamoja è una regione in cui l'aumento demografico è notevole (3.5% l'anno), per cui la prospettiva rispetto alla realtà deve essere doppia: fornire acqua a chi non ne ha (perché non sono presenti pozzi), e quella di fornire pozzi ove la popolazione è numerosa rispetto alle infrastrutture presenti. Il diritto umano all'acqua è garantito non solo per la presenza di un pozzo nelle vicinanze, ma anche dal numero di persone che se ne servono. Il Ministero dell'Acqua e dell'Ambiente ugandese indica come 300 il numero di persone che dovrebbero essere servite da un pozzo. La presa di coscienza di questa situazione dovrebbe renderci tutti più responsabili nel valutare la nostra relazione con l'ambiente, perché se in un pozzo raccolgono l'acqua 1000 persone, quel pozzo sarà sicuramente iper sfruttato e l'ambiente ne soffrirà. Dunque le nostre coscienze dovrebbero risvegliarsi e cercare di fare in modo, il più possibile, di fare qualcosa in più per non consumare questo nostro unico pianeta. Ed è importante farlo a 360 gradi, dalla chiusura del rubinetto mentre ci si lava i denti al sostegno di realtà come quella del Karamoja per aiutare chi non si può permettere di costruirsi un pozzo.
Daniele Cervellera