30 set, 2017
Quest'esperienza di missionarietà diventa memoria viva e realtà per tutti noi discepoli di Cristo presenti e attivi nella Chiesa. La missione è ciò che rende la chiesa fedele e obbediente al suo maestro, Gesù. L'esperienza missionaria va quindi vissuta come memoria, come se i missionari fossero sentinelle che ricordano a tutti quale sia l'identità di ogni battezzato e indicano a tutti i fedeli la strada: uscire.
Questi cinque anni saranno scanditi da cinque tappe rappresentate da cinque verbi: uscire, annunciare, abitare, educare, trasfigurare.
La fede deve essere sempre più rappresentata nei gesti che compiamo, non è solo un impegno sociale di cooperazione umana, ma è soprattutto attraverso l'uscire, lo spendersi in prima persona, che è possibile annunciare l'amore di Dio per tutti. In questo modo coloro a cui ci avviciniamo possono incontrare Dio e tutto ciò che facciamo diventa testimonianza per noi e per tutti. Don Michele Autuoro legge un passo del vangelo di Matteo: la parabola parla di un re che invita tutti coloro che sono presenti ad un banchetto per le nozze, anche gli ultimi. Don Autuoro fa riferimenti agli ultimi dei nostri giorni e sprona ad osservare tutti gli uomini come invitati al banchetto, a guardare gli uomini e le donne delle periferie con gli occhi di Gesù. Gesù stesso ha iniziato il suo ministero nelle periferie delle città e nelle periferie umane, ed è proprio andando in periferia che possiamo anche noi oggi imparare ad accogliere il regno di Dio. Uscire verso le periferie geografiche e le periferie degli uomini può essere considerato l'ottavo sacramento per i cristiani. A questo punto il direttore di Missio fa riferimento alle migrazioni e agli effetti che risentono diversi Paesi attualmente nel mondo, tra cui anche l'Italia e l'Uganda. Uscire significa farsi cambiare, ovvero dare la possibilità a noi stessi di rinnovare la nostra missione e soprattutto il nostro modo di pensare. Uscire significa accogliere, significa conoscere la ricchezza dell'altro e non avere paura della diversità.
In conclusione, porta l'assemblea a riflettere sulla responsabilità di un gruppo missionario: i missionari sono sentinelle per la Chiesa di tutto il mondo e anche per gli altri.
L'atteggiamento della Chiesa Missionaria non deve essere chiuso e autoreferenziale ma deve essere caratterizzato da umiltà e interesse, deve essere ciò che da colore al resto e ha voglia di costruire un umanesimo nuovo. I missionari sono chiamati a portare questo atteggiamento nella realtà con l'obiettivo di creare una globalizzazione integrata. In ultimo sottolinea l'importanza della formazione, dell'animazione e quindi della cooperazione, citando l'Evangelii Gaudium portato da Papa Francesco a Firenze, il quale ha chiesto a tutti i gruppi religiosi di riflettere con questo strumento e augura a Don Sandro De Angelis, missionario di Africa Mission in Karamoja, una buona continuazione della sua opera missionaria.