NZARA HA BISOGNO DI NOI. ORA.

Arriva dritta al cuore la testimonianza di suor Laura Gemignani, suora comboniana, che presta il suo servizio a Nzara, una cittadina del Sud Sudan. "Sono qui da quasi 4 anni – racconta – ma non ricordo un momento di pace. Viviamo in un clima di continua tensione e violenza".

PERCHE’ VI RACCONTIAMO QUESTA STORIA?
Africa Mission – Cooperazione e Sviluppo supporta dal 2005 l’ospedale di Nzara e le attività delle suore comboniane. Lo fa attraverso il progetto “Case aperte – sostegno alle realtà locali”, un progetto che porta l’Organizzazione stessa a considerare in modo ancora più approfondito la realtà e il contesto in cui opera.

LA RICHIESTA DI AIUTO
Ad Nzara non si trovano medicine e suor Laura deve raggiungere Kampala almeno due volte all’anno per fare provviste. "Recentemente la strada da Nzara a Yambio (cittadina più vicina) è stata bloccata dai ribelli, per cui ho viaggiato con un piccolo aereo militare delle truppe ugandesi. È in questa occasione disperata che mi sono rivolta ad Africa Mission – Cooperazione e Sviluppo. Le spese di trasporto per noi sono molto care a causa del cambio del dollaro con la nostra moneta sudanese.
Il trasporto da Kampala a Nzara viene fatto con un convoglio militare perché la strada è spesso assaltata dai ribelli, molti camion sono stati bruciati. Notizie recenti riportano che nel tratto di strada da Yei a Kaya (altre due cittadine) tutto è distrutto e bruciato e centinaia di cadaveri riversano sulle strade. Abbiamo bisogno d’aiuto, perché la presenza della comunità Comboniana, al di là del servizio svolto con i bambini e con i malati, è un forte segno di speranza, un punto di riferimento per la gente, per la ricostruzione di un paese che potrebbe essere un paradiso per la ricchezza e la bellezza che possiede."


Suor Laura chiede aiuto e noi non possiamo rimanere indifferenti: la richiesta è di raccogliere 5 mila euro per supportare le spese di affitto e trasporto (con scorta) del camion con tutto il materiale utile all’ospedale.

CONTESTO
Nzara è una cittadina del Sud Sudan, abitata in prevalenza dal popolo Azande. Il Sud Sudan è diventato Stato indipendente dal 2011 dopo anni di guerre con il Sudan del nord, prevalentemente islamico: "Hanno accolto la libertà con grandi festeggiamenti ed entusiasmo" – racconta suor Laura – "ma è durato poco, pochissimo".
Il rientro dai campi profughi, l’insicurezza causata dagli attacchi dei ribelli LRA (Lord Resistance Army) del Nord Uganda, la forte percentuale di persone affette da HIV e la mancanza di strutture adeguate, rende difficile la ripresa sociale ed economica del Paese: "Il governo non riesce più a gestire e a proteggere la popolazione che da oltre 20 anni è terrorizzata dagli attacchi delle milizie di Kony. Arrivano dal vicino Congo e assaltano i villaggi, rubano, stuprano le donne e poi prendono con la forza qualcuno per portarlo con loro. Potete immaginare le conseguenze di questa vita. La gente è traumatizzata".
Sono parole dure quelle di suor Laura, ma che descrivono perfettamente la situazione.

L’OSPEDALE DI NZARA
"Il nostro ospedale, pur essendo una piccola realtà, circa 140 posti letto, finora non ha mai smesso di lavorare grazie alla dedizione delle suore e del personale. Abbiamo una pediatria di 70 letti sempre affollata e spesso utilizziamo anche la veranda". Spiega suor Laura "Le malattie più comuni sono la malaria, la polmonite, le infezioni parassitarie, l’HIV (che ha il tasso più alto di tutto il paese: abbiamo in cura più di 2000 persone con i retro virali). Da poco ha preso il via un piccolo centro trasfusionale che salva la vita di molti bambini (dopo una forte malaria possono avere delle anemie terribili raggiungendo anche 2.5 di emoglobina). Inoltre è presente l’anemia falciforme che complica maggiormente le cure. Esistono medicine che attutiscono il progresso della malattia, ma sono costosissime. Abbiamo un’emergenza per i bambini malnutriti (oggi oltre 1000), una conseguenza della guerra: scappano in foresta per diverse settimane, gli adulti mangiano radici, termiti e quanto trovano, ma i bambini arrivano da noi letteralmente pelle ed ossa, con i caratteristici capelli rossi per avitaminosi (carenza di vitamine).
Gli ambulatori accolgono ogni giorno un centinaio di persone, nel reparto degli ammalati di tubercolosi si trovano in media 35 persone per le quali provvediamo cibo"
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