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12 ott, 2018

Sentirsi a casa. Le interviste a Kul e Rohini durante il loro soggiorno in Italia.

Abbiamo intervistato Kul Chandra Timalsina, coordinatore della nostra sede di Moroto. Kul, di origine nepalese, collabora con noi dal 2014: nel 2016 lo raggiunge la fidanzata (e poi moglie) Rohini. La coppia ha un figlio di un anno, il piccolo Kulansh, che insieme ai genitori vive nel compound di Africa Mission – Cooperazione e Sviluppo a Moroto.

Kul, cosa ci puoi dire del tuo ruolo di coordinatore?
In un certo senso, è come se avessi due ruoli, uno interno al compound di C&D, uno "esterno". Per quanto riguarda il primo, i miei compiti vanno dalla supervisione dei numerosi progetti che AMCS porta avanti, allo stendere delle relazioni su di essi da inviare a Kampala, assicurare lo svolgimento di tutte le attività, risolvere i vari inconvenienti che si possono presentare durante il compimento delle stesse; devo inoltre occuparmi anche degli aspetti "umani" come ad esempio le relazioni che si instaurano tra espatriati, ospiti, operatori locali…
C'è però anche tutta una realtà "esterna" al compound, che si riferisce al creare rapporti con le autorità governative, con le altre Ong, con i viaggiatori che arrivano fin qua in Karamoja. Parlo con loro, mostro le nostre attività, espongo i progetti. Con le altre associazioni lavoriamo in sinergia, quando hanno bisogno sanno che possono rivolgersi a noi, diamo sempre una mano quando possiamo. Supportiamo molte realtà locali, dai dispensari alle scuole, alle istituzioni religiose dei missionari o delle suore.

Com'è stato per te, che sei di religione induista, trovarti in un ambiente cattolico come quello di Africa Mission?
Non ho mai avuto nessun tipo di problema, sono sempre stati tutti molto tolleranti e comprensivi, non mi hanno mai imposto nulla. L'associazione Africa Mission - Cooperazione e Sviluppo, attraverso i suoi referenti, mi ha sempre fatto sentire a casa, supportato, lasciandomi libero di professare la mia religione. Io rispetto AMCS come Ong cattolica e loro rispettano me. Ho imparato molte cose sulla religione cattolica vivendo nel compound e credo che conoscere a fondo una nuova religione sia una buona cosa. 
L'induismo non ha regole molto strette, possiamo considerare anche noi Gesù come un Dio, perché nella nostra visione tutto ciò che è buono è divino. Hanno soggiornato nel compound anche dei musulmani e anche loro hanno percepito questa tolleranza e questo clima universalistico e inclusivo. Nessuno viene discriminato per le sue credenze e trovo che questa sia una cosa bellissima. 

Come mai hai deciso di lavorare nella cooperazione?
Ho scelto di lavorare in questo settore perché volevo fare qualcosa per la comunità, per migliorare, nel mio piccolo, la società. Ho studiato molto per arrivare fin qui: ho cominciato con una laurea in legge, per poi specializzarmi nello sviluppo rurale e infine ho fatto un master in sociologia: mi sono formato così su diversi aspetti, da quello legale, a quello agrario a quello sociale. Posso dire di essere soddisfatto della mia scelta, amo il lavoro che faccio e mi impegno a fondo per poter ripagare il Movimento di Vittorione per la fiducia che mi hanno dato e per avermi supportato quando ho deciso di mettere su famiglia.
Cosa ti ha colpito in particolare del tuo viaggio in Italia?
Devo dire che mi è piaciuto tutto molto, le città che abbiamo visitato (da Treviso a Piacenza, da Venezia a Benevento) ci hanno colpito per la pulizia e l'organizzazione. In ogni gruppo di AMCS ci siamo sentiti accolti, sono stati tutti estremamente ospitali. 


Non poteva mancare un'intervista anche a Rohini Thapa, nostra logista a Moroto e moglie di Kul, coordinatore della sede di Africa Mission – Cooperazione e Sviluppo in Karamoja. Originaria dell'India, Rohini è arrivata in Karamoja nel 2016 e dall'anno scorso è diventata la mamma del piccolo Kulansh. 

Rohini, cosa ci puoi dire del tuo ruolo all'interno di C&D?
Il mio ruolo all'interno dell'associazione è quello di logista e procurement, anche se questo ultimo aspetto è meno evidente perché della maggior parte degli approvvigionamenti si occupa Roberto Montanari, il capo logista che vive a Kampala. In generale, mi occupo di controllare che tutto sia a posto per le macchine, che nei garage ci sia tutto, che i ragazzi che vivono all'interno del compound abbiano tutto il necessario per il loro lavoro ecc. ...
Com'è stato per te, che sei di religione induista, trovarti in un ambiente cattolico come quello di Africa Mission?
Per me, per noi, questo non ha assolutamente rappresentato un problema, anzi, ogni tanto ci piace partecipare alla messa e don Sandro ogni mese dà una benedizione a Kulansh, nostro figlio. Nessuno vive il fatto che io e Kul siamo di una religione diversa come qualcosa di negativo e tutti ci rispettano molto, non solo i ragazzi ma anche, come dicevo, don Sandro e il vescovo Damiano. Noi, a nostra volta, rispettiamo profondamente la religione cristiana.

Tu e Kul siete sposati da poco, com'è vivere la vostra relazione all'interno del compound?
Finora, vivere in comunità non ci ha creato nessun problema. Noi abbiamo un legame molto profondo e stretto, ci siamo incontrati nel 2006 e stiamo insieme da tempo. Il fatto di essere entrambi molto impegnati (e da quando è nato Kulansh lo siamo ancora di più) non ci lascia tempo per litigare. Scherzi a parte, generalmente andiamo molto d'accordo e non ci crea problemi dividere tempo e spazi con altre persone. 

Essendo donna, hai avuto problemi nel farti accettare dai locali? Come ti trovi in Karamoja?
No, in linea di massima posso dire che con i nostri collaboratori e con la popolazione locale va tutto bene, loro sanno che lavoro per Cooperazione e Sviluppo e mi rispettano nel mio ruolo di logista. A volte nel mio lavoro devo essere dura, perché devo risolvere problemi e devo farlo in fretta, con risorse limitate. Anche con le istituzioni locali ho un buon rapporto, si fidano di me e di AMCS; alcuni si ricordano di don Vittorio e per loro è normale avere fiducia nella sua organizzazione. Mi piace stare in Karamoja, è un posto tranquillo, il clima è buono e apprezzo molto il senso di comunità che si respira all'interno del compound.

Com'è il tuo rapporto con le ragazze italiane? Senti una differenza culturale?
No, non sento una grossa differenza tra me e loro. Da quando sono diventata mamma, la sera posso passare meno tempo con loro, ma quando riesco mi piace stare con loro, stare insieme. Loro apprezzano la mia cultura, ad esempio ho fatto un sari, vestito tipico indiano, per loro, così come a me piace la cultura italiana. 

Cosa ti ha colpito in particolare del tuo viaggio in Italia?
Mi è piaciuto tutto tantissimo, Urbino, Treviso, Venezia (che mi ricorda una città vicino alla mia, nell'India del nord) sono posti bellissimi. Ho adorato il cibo, che già conoscevo grazie a Juliana e ai ragazzi del Servizio civile e non solo. A livello umano mi ha colpito molto la collaborazione tra i volontari di AMCS, dovunque andassimo ci sentivamo a casa e ben accolti, tutti ci davano le loro attenzioni e la loro amicizia.

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