Storie dal campo.
Dal 15 al 23 luglio 2019 si sono svolti i primi due corsi di formazione per il progetto AICS nel distretto di Adjumani. Due professionisti italiani sono venuti come volontari di Africa Mission a condividere le loro conoscenze ed esperienze: Marco Costa, chimico a Parigi, ha formato 6 tecnici dell'acqua sul «controllo e la gestione sostenibile delle risorse idriche»; Barbara Turchetta, professoressa dell'Università di Firenze, ha invece presentato il corso in «mediazione e attività di consulenza a livello comunitario» ad un gruppo di 16 donne provenienti dai campi rifugiati di Nyumanzi e Maaji 3 e dalle comunità locali circostanti.
Sono stati giorni molto intensi, che hanno visto i partecipanti affrontare sia lezioni frontali con gli insegnanti sia attività pomeridiane sul campo, quali la realizzazione di un Tippy Tap (sistema per lavarsi le mani in mancanza di un lavandino) e incontri con le comunità per sensibilizzarle su tecniche sostenibili di pulizia dell'acqua da bere e condividere con loro i problemi quotidiani.
In seguito alla visita nel villaggio di Ovuvu, vicino al campo profughi di Nyumanzi, dove vivono quasi 600 individui e l'unico pozzo disponibile ha seri problemi nell'erogazione dell'acqua (occorre pompare acqua per almeno 10 minuti durante la stagione delle piogge e un'ora durante quella secca prima che affiori), molto interessante è stata la riflessione di una delle partecipanti sud sudanesi: spesso le condizioni di vita dei rifugiati sono più agevoli rispetto a quelle delle comunità locali, in quanto molta più attenzione viene data alle loro necessità. Per esempio, molte più organizzazioni e risorse vengono utilizzate per far fronte alla domanda di scuole e pozzi, quando per le comunità ospitanti sembrano suscitare meno interesse.
Proprio per questo minore interesse verso le comunità locali, il progetto di C&D si impegna a offrire servizi a entrambi i gruppi, cercando di facilitare un rapporto collaborativo e di comprensione delle difficoltà comuni laddove sono solite presentarsi situazioni di conflitto.
Un esercizio svolto dal gruppo di donne si focalizzava sull'analisi delle differenze tra le necessità e le problematiche riscontrate tra i rifugiati e all'interno delle comunità locali. La conclusione raggiunta è stata che siamo tutti uguali e che ogni giorno affrontiamo gli stessi problemi. Il compito assegnato a queste donne al termine della formazione si fonda sulle capacità acquisite di mediare e trovare soluzioni laddove le differenze culturali o interessi contrastanti possono creare situazioni di conflitto.
A conclusione del corso di mediazione e consulenza comunitaria, abbiamo avuto l'onore di presentare le partecipanti al rappresentante del Primo Ministro del distretto di Adjumani, il quale ha entusiasticamente riconosciuto il ruolo di mediatrici alle donne formate dalla Professoressa Barbara, promettendo loro un coinvolgimento attivo laddove nasceranno situazioni di tensione per mediare e mitigare, nonchè la possibilità di partecipare a trasmissioni radiofoniche per trattare temi legati al ruolo del mediatore, alla pace e ai conflitti.
Per quanto riguarda il corso tenuto da Marco, i tecnici che ne hanno beneficiato hanno avuto la possibilità di analizzare tutto ciò che è collegato all'acqua: da dove proviene, come conservarla ed evitarne l'inquinamento, nuove tecniche di pulizia dell'acqua per renderla potabile, l'analisi di fonti inquinate e delle possibili cause e soluzioni.
Durante l'ultimo giorno di corso, ha preso parte al corso Sylvester, un collaboratore di C&D attivo a Moroto come tecnico WASH. Durante il suo intervento, con l'aiuto dei tecnici formati da Marco, ha spiegato alle donne come è composto un pozzo e come funziona, quali sono i motivi principali del disfunzionamento di una pompa e perché alcune pompe sono più dure di altre.
Nei prossimi mesi si vorrebbero coinvolgere i 22 partecipanti ai corsi in attività di sensibilizzazione comunitaria, durante i quali anche altri gruppi di rifugiati e ugandesi possano beneficiare delle preziose nozioni e competenze condivise da Marco e Barbara.
Martina Novello e Elena Guiducci
Adjumani project