Testimonianze dall'Uganda: la voce di Benedetta
I corsi sono terminati per tutti, i ragazzi sono stati formati e ora hanno una professione: non più studenti, ora sono muratori, sarti, meccanici, falegnami, tecnici di telefoni, agricoltori, cuochi/panettieri, parrucchieri, saldatori. Dopo i sei mesi di corso sono tornati nei loro villaggi per essere uomini e donne, padri e madri. Ognuno ha ricevuto dei materiali per iniziare la propria attività, chi in gruppo e chi individualmente. Ma non è ancora finita. Ora inizia la vera sfida. I ragazzi formati hanno bisogno ora più di prima di supporto e sostegno per poter mettere in pratica ciò che hanno imparato.
Un nuovo anno è iniziato. È una nuova stagione secca: il raccolto lo scorso anno è stato buono, ma ora è bruciato dal sole e dai fuochi, appiccati affinché l'erba possa crescere più in fretta. Il giallo, la sabbia, il vento: ecco cosa ha caratterizzato l'inizio dell'anno. Il colore giallo questa volta però non è solo della natura, ma anche della politica. È il colore del partito del presidente e l'anno è iniziato proprio con le nuove elezioni: la politica e il voto qua hanno assunto per me un significato e portato delle conseguenze diverse: poster ovunque, canzoni a tutto volume in città per promuovere uno o l'altro candidato, manifestazioni per strada, cortei di biciclette o motorini per sventolare i cartelloni con le foto dei candidati.
Siamo di nuovo in un momento di insicurezza per il Karamoja. Ci sono molte razzie. Di notte, ovvero dopo le 7 di sera, quando si fa buio, non ci si muove. Insicurezza qua significa precarietà e instabilità. Non è solo l'incertezza del poter mangiare o la paura che qualcuno possa introdursi nel magazzino in cui viene conservato il raccolto o che ti vengano rubate le mucche (che sono il bene più prezioso per una famiglia). Purtroppo in tutte queste occasioni, viene messa a repentaglio la vita delle persone, a volte ragazzi e bambini, che difendono le proprietà.
In un mondo semplice ed essenziale dove i processi naturali di causa-effetto sono evidenti, tutto ha delle implicazioni. Un valore. Un peso. Un'importanza. Ed è tutto più accentuato. Non è possibile non farsi toccare dalle cose. Qua ciò che succede è penetrante, fa parte, che tu voglia o meno, del modo di vivere, di come lo vivi.
Ecco perché per capire i giovani ed i loro bisogni in questo momento è importante partire da loro. Come stanno, cosa fanno, quali sono i loro esempi, i sogni, gli obiettivi e le necessità. Solo a questo punto, si può camminare insieme, prendendo ogni ragazzo per mano, instaurando con loro rapporti e relazioni che li possano aiutare a crescere, apprendere qualcosa di diverso, conoscere nuovi modi di vivere, di lavorare, di stare con gli altri. E poi all'improvviso, sei coinvolto, ci sei dentro, ti senti parte del progetto, responsabile in qualche modo delle scelte che i ragazzi possono fare, di come sfruttano ed utilizzano ciò che gli è stato dato durante e alla fine dei corsi.
In questo anno vediamo che ogni ragazzo sta cercando di definire una strada e un percorso che possano garantirgli equilibrio e stabilità economica, sfruttando anche le conoscenze acquisite durante il corso. Un ruolo fondamentale in questo processo è svolto dallo staff presente sul campo, che accompagna i ragazzi dall'inizio dei corsi, diventando per loro un punto di riferimento per guidarli nelle loro decisioni.
Per i ragazzi che entrano nel mondo del lavoro in questa società e in questo momento storico, lavorare in gruppo non è mai facile: non solo ognuno ha le sue esigenze, ma anche le famiglie svolgono un ruolo importante. Se l'attività commerciale appartiene ad un singolo individuo, tutta la famiglia è più coinvolta nella gestione, perché tutti ne beneficiano direttamente; quando invece l'attività appartiene ad un gruppo di ragazzi, le rispettive famiglie hanno meno potere decisionale e non si insinuano nelle scelte relative al lavoro.
Le feste di Natale, le elezioni, l'insicurezza, la chiusura delle scuole da quasi un anno a causa della pandemia hanno provocato cambiamenti nell'economia. Le famiglie hanno dovuto sostenere parecchie spese derivanti da tutto ciò. I ragazzi in particolare ne hanno risentito e ognuno ha cercato di far fronte alle necessità in modi diversi: c'è chi si è dedicato di più all'agricoltura, chi ha aperto attività secondarie che potessero essere una nuova fonte economica più proficua, chi ha adattato il proprio lavoro alle necessità della comunità circostante, chi si è sposato e chi invece si è spostato alla ricerca di una posizione migliore. Il nostro obiettivo è che ognuno dei 205 ragazzi formati metta in pratica e faccia buon uso delle conoscenze acquisite affinché queste possano essere messe a disposizione della famiglia e delle comunità.
Personalmente posso dire che è strano sentirsi chiamare "Mama" da chi ha anche qualche anno in più di me e sta educando uno, due, tre figli: non mi ci abituerò mai. Ma so che in quel "Mama" c'è la gratitudine, la speranza, la consapevolezza di essere importanti, di aver costruito qualcosa, di essere cresciuti, le telefonate, le risate, le sgridate, le incomprensioni, la bellezza del cammino fatto insieme.