Tra lezioni di panificazione e cucito, Franca ci racconta il Karamoja.
Franca Aiudi è una volontaria che da più di vent'anni insegna alle donne karimojong l'arte del cucito, alternandosi con Ersilia Rossi. Appena tornata dall'Uganda, Franca ci racconta come ogni viaggio porti con sé nuove esperienze ed emozioni.
«Sono 23 anni che scendo in Uganda per questo progetto legato all'insegnamento di tecniche sartoriali, ogni volta con nuovo entusiasmo. L'ultima volta sono scesa con Isabella Cattalani, una mia amica: per lei era la prima volta, si è fermata un mese e mezzo, io i consueti tre mesi.
Con 15 donne per turno, nella sede di Loputuk, abbiamo cucito uniformi per i 200 bambini del nostro asilo di Moroto, La casa della piccola giraffa, e per gli alunni della scuola elementare di Loputuk, che fu fondata da don Vittorio. Abbiamo anche cucito vestiti per i bambini malati della zona, perché almeno possano avere qualcosa con cui coprirsi. Quest'anno è stato particolarmente emozionante perché abbiamo coinvolto nel progetto alcune ragazzine di strada: sono molto giovani, non sono mai andate a scuola e spesso sono denutrite. Oltre al cucito, al mattino facevamo loro qualche ora di lezione di matematica o inglese, in modo che almeno apprendessero le nozioni base di queste materie. Ad aiutarci in questo compito c'erano anche alcune donne dei corsi passati, alle quali ho insegnato anche a fare il pane, che facciamo cuocere in botti con la sabbia. A queste ragazzine davamo come merenda a metà mattina del tè con il pane appena fatto e loro erano molto felici, perché quest'anno a causa delle difficili condizioni climatiche in molti hanno sofferto la fame. Le ho viste cambiare in pochi giorni, erano infatti molto contente di partecipare a questo corso e alla fine sono riuscite anche a cucire, con l'aiuto nostro e delle nostre collaboratrici locali, qualche vestitino per i loro fratellini o sorelline. Anche Isabella è rimasta molto soddisfatta di vedere l'impegno che loro mettevano e i risultati: prima che lei tornasse in Italia abbiamo organizzato una piccola festa, predisponendo un piatto di polenta, riso e fagioli per queste ragazze ed era una gioia vederle mangiare serene in nostra compagnia.
La loro vita non è certo facile: per guadagnare qualcosa (generalmente molto poco) vanno in montagna e si caricano le pietre in testa per portarle ai margini della strada; una volta lì, insieme agli altri membri della famiglia spaccano le pietre riducendole in pezzi più piccoli, che poi venderanno; in alternativa raccolgono la legna o il carbone. Ci sono stati cambiamenti in Karamoja, alcuni positivi altri meno, ma è ancora la donna a doversi occupare di tutto, è una mentalità difficile da cambiare; secondo me la cosa migliore è dare l'esempio, più che imporre uno stile di vita, anche se quando lavoro con le ragazze cerco sempre di essere ferma e dare delle regole. Un'altra cosa che ho notato sono i cambiamenti sociali, dovuti anche all'arrivo di aziende cinesi: prima i terreni erano divisi con accordi orali, mentre adesso vengono concessi spazi a queste ditte straniere che recintano e picchettano tutto. I karimojong si vedono privati dei loro spazi, questa è un'ingiustizia che rischia di dare luogo a tensioni sociali».