Un anno di progetto AICS. La voce dei protagonisti.
Come ti chiami? "Pedo Sabina"
Quanti anni hai? "Ho 31 anni"
Sei sposata? (Tuo marito vive con te? Dove si trova ora?) Quanti figli hai e quanti anni hanno?
"Ero sposata, ma ho divorziato con mio marito: ora sono sola e mi occupo dei 7 figli con cui vivo.
Non so con esattezza quanti anni abbiano i miei figli perché qui non usiamo contare i nostri anni: mia madre non ha mai saputo come contarli, ma so che io dovrei farlo per i miei bambini.
Solo quando abbiamo dovuto procurarci le Carte d'Identità Nazionali, ho iniziato a tenere conto della mia età. Credo siano 31 come vi ho detto, ma non sono così sicura."
Qual è la tua storia? Raccontami della tua vita sin da quando sei nata e quali problemi hai affrontato durante la tua vita. Sentiti libera di parlare.
"Durante la mia infanzia non ci sono mai stati problemi nella nostra casa perché mio padre era ancora vivo. Purtroppo, nel momento in cui sono cresciuta e i miei fratelli hanno iniziato a "gattonare", nostro padre è stato ucciso durante uno dei frequenti raid che vi erano in quel periodo (1999-2000): è da quel momento che io e la mia famiglia abbiamo iniziato a soffrire.
Ero la più grande tra i miei fratelli, perciò oltre ad accudirli ho dovuto guadagnare qualche scellino per permettere loro e mia madre di sopravvivere.
Ogni giorno trasportavo sulla mia testa legna per cucinare per una decina di chilometri, fino a raggiungere il mercato più vicino. Molte volte sono tornata a casa a mani vuote, ma altri giorni ero un po' più fortunata.
Purtroppo ho dovuto smettere questo business quando mi sono accorta che non avevo più capelli e iniziavo a perdere sangue dalle ferite sulla testa causate dal peso della legna.
L'unico modo per aiutare la mia famiglia era trovare un uomo che si potesse occupare di tutti noi. Mia madre voleva che me ne andassi dalla nostra casa e che sposassi un uomo capace di accudirci, così come aveva fatto mio padre. Sposare un uomo significava per me trasferirmi nella casa dei suoi genitori, ma io non volevo abbandonare lei e i miei fratelli.
Alla fine ho dovuto accettare le sue parole e il suo volere, così ho trovato un uomo e l'ho sposato.
Mio marito aiutò inizialmente mia madre e i miei fratelli, ma poi alcuni membri del suo villaggio, mossi da un sentimento di gelosia nei miei confronti, lo hanno convinto a smettere di aiutare la mia famiglia. Loro credevano che la mia intenzione fosse quella di rubare i suoi averi e di beneficiare della sua posizione all'interno della comunità, ma tutto questo non era di certo nella mia mente.
Pensavano gli volessi esaurire tutti i suoi beni, per poi lasciarlo e considerarlo un uomo inutile. Credo che Satana gli abbia fatto credere a tutto ciò che quella gente diceva. Così dopo un po' di tempo venne a trovarmi e mi disse che non aveva tempo per stare con me e che non voleva più saperne della mia famiglia. Da quel giorno mi ha lasciata sola, respingendomi con 7 figli sulle spalle dalla sua vita."
Cosa ti piace della tua vita e cosa non ti piace? Perché?
"Ci sono molte cose che apprezzo nella vita. Dio che mi ha sempre aiutata, nonostante tutto. I miei figli e la comunità in cui vivo ora, la quale conosce la mia storia e mi apprezza per quello che sono.
Non mi piace la corruzione, la guerra e il conflitto, non mi piacciono gli egoisti e tutto ciò che porta divisione nella vita."
Qual è il principale problema che devi affrontare ogni giorno? Perché?
"Ogni giorno devo riuscire a trovare un po' di latte per i miei figli; loro sono ancora piccoli e hanno bisogno di latte, ma al momento non ho soldi e quindi non so come comprarlo. Se mio marito fosse ancora qui sono sicura che insieme riusciremmo a soddisfare un po' dei loro bisogni."
Ritieni che la tua vita sia migliorata o migliorerà grazie al progetto AICS? In che modo? Quali benefici penserai di ottenere dal progetto?
"Sì, mi sento migliorata dal punto di vista agricolo perché attraverso il progetto AICS ora conosco come coltivare differenti varietà di orticole e come gestire insetti e malattie che possono colpire le nostre coltivazioni.
Sto avendo l'opportunità di conoscere sempre di più gli altri agricoltori e inoltre mi rende felice perché mi tiene occupata ogni giorno nell'orto-giardino.
Sono fiduciosa che alla fine del progetto sarò in grado di gestire il mio orto-giardino. Con la vendita di una parte del raccolto potrò ottenere un po' di soldi e allo stesso tempo diversificare la mia dieta e anche quella dei miei figli, dando loro qualcosa di solido."
Quali sono le tue sensazioni nel partecipare al progetto AICS? (Come ti trovi con gli altri membri del gruppo, con il model farmer, ecc.).
"Sono felice di farne parte perché mi sta dando la forza e la giusta conoscenza per prendermi cura della mia famiglia e sperare che i miei figli possano avere un futuro migliore. Sono anche molto motivata nel lavorare insieme con gli altri componenti del gruppo."
Cosa ti aspetti dal futuro e quali sono i tuoi sogni?
"Prego ogni giorno affinché quest'anno possiamo ottenere un buon raccolto dai semi che AICS ci ha donato, in questo modo potrò conservare le sementi per l'anno prossimo e vendere un po' dei prodotti che la terra ci ha donato come fagioli e mais.
Il mio sogno è non perdere la forza che mi aiuta a coltivare. Serve tanta energia anche se a volte devo lasciare quel poco cibo che abbiamo ai miei figli prima di spendere l'intera giornata nel campo. Chiedo al mio corpo di non abbandonarmi mai."
I donatori di questo progetto sono l'Agenzia Italiana per la Cooperazione e lo Sviluppo e in modo indiretto gli italiani. Se tu adesso fossi seduta davanti a tutti loro pronti ad ascoltarti, cosa gli vorresti dire?
"Se in questo momento fossi davanti a tutti gli italiani mi piacerebbe dire loro che Pedo Sabina è davvero felice di questo progetto e che piange di gioia ogni giorno con la speranza che il loro contributo non possa fermarsi mai per questa terra. Chiedo a Roberto di portare la mia voce in Italia e di ringraziare tutti i suoi concittadini."
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Il primo anno del progetto AICS è terminato. Per questo è interessante scoprire quali sono le sensazioni, i feedback e le storie dei nostri beneficiari.
Ringrazio Sabina per l'intervista. In questi 20 minuti si è commossa più volte ricordando il suo passato, così come si sono commossi i due facilitatori che mi hanno aiutato a tradurre le domande in Ngakarimojong.
L'intervista è stata condotta nel pomeriggio del 28 giugno 2019 sotto un albero adiacente al campo che Sabina stava arando con la sua zappa sin dal mattino nel villaggio di Nataari, a una decina di chilometri da Moroto.
Delle sue parole, personalmente mi ha colpito la forza che ha dentro di sé non solo nell'affrontare la vita, ma di affrontarla qui in Karamoja come donna, ossia come colei che si occupa della gestione della casa, dei campi, dei figli, di trasportare ogni giorno l'acqua dal pozzo alla propria capanna e la legna per cucinare.
Agghiacciante è quando spera attraverso il progetto di poter dare ai figli qualcosa di "solido" da mangiare. In Karamoja, l'abuso di alcool ha avuto un incremento esponenziale negli ultimi anni e quando non c'è abbastanza cibo, le bevande alcoliche come Waragi (Gin con una gradazione alcolica superiore al 40%) e Local Brew (bevanda locale ottenuta tramite la fermentazione di mais, sorgo o miglio con una gradazione alcolica tra il 4-9%) si diffondono nei villaggi diventando normali pasti da consumare per uomini, donne e purtroppo anche bambini. In Karamoja, l'alcol è un fucile silenzioso che sta uccidendo il futuro di molte persone.
Vorrei infine porre l'attenzione sulla frase "non mi piace la corruzione, la guerra e il conflitto, non mi piacciono gli egoisti e tutto ciò che porta divisione nella vita".
Ascoltare e analizzare tali parole (guerra, egoismo, divisione) dagli ultimi del mondo in questo periodo storico dovrebbe farci riflettere un po' di più sul senso della vita e sentirci ogni giorno in debito con chi in realtà una vita, come quella di Pedo Sabina, non l'ha mai vissuta.
Roberto