Lira - Alito: il tragitto di tutti i giorni.
Pietro Scartezzini, Project Coordinator ad Alito dove portiamo avanti il progetto Lead, si racconta e ci racconta il suo primo mese in Uganda.
"Il tragitto polveroso Lira-Alito, e viceversa, che percorro tutti i giorni assieme al mio fidato autista Patrick, a bordo di una Land Cruiser bianca, e' composto da una prima parte asfaltata, cosparsa di buche, e di una seconda, molto piu' lunga, sterrata. Schiviamo e superiamo miriadi di veicoli (dalle centinaia di biciclette ai camion vecchi e malandati, stracolmi di merci e persone che sembrano un tutt'uno, dai van sovraffollati che fungono da taxi, fino alle famigerate boda-boda, le moto taxi usate in tutta l'Africa orientale), piccole mandrie di mucche e capre che pascolano indisturbate, sotto gli occhi poco vigili di ragazzini-pastori, pollame con istinto sucida a cui piace il rischio di gettarsi in strada e l'immancabile carovana di persone che cammina ai lati della pista che va e torna dal lavoro nei campi, dal mercato o dai pozzi.
Dopo piu' di un mese, non riesco ancora a distogliere un attimo gli occhi da tutto cio' che mi accade intorno: questa, penso io, e' la vera Africa rurale, quella piu' intima, quella non turistica, quella piu' genuina e quindi piu' interessante. Le donne, che sfoggiano tutte vestiti coloratissimi, portano le loro mercanzie sopra la testa, con i bambini appollaiati sulla schiena legati con una specie di lenzuolo. I ragazzini riempiono di acqua le taniche ai pozzi, mentre giovani pastori tentano di fare la guardia a gruppetti capre e mucche vivaci. Tanti uomini si improvvisano meccanici di biciclette a bordo strada (Lira e' la "citta' delle bici", ho potuto notare con i miei occhi che ogni giorno una marea di bici si riversa sulle strade), cambiando ruote, pedali, freni, o montando sellini o borse per trasportare il cibo e altri oggetti. Infine, ci sono tutti quelli che si godono lo spettacolo delle poche auto che sfrecciano sulla pista sterrata, alzando un polverone che darebbe bruciore agli occhi di qualunque europeo. La nostra, soprattutto a causa della mia presenza (essendo uno dei pochissimi Muzungu, "uomo bianco", a Lira e dintorni), la osservano come se fosse un'astronave appena atterrata da non so quale pianeta lontano.
Mi sembra di essere stato trasportato in un capitolo di "Ebano", uno dei miei libri preferiti e uno dei lavori piu' famosi del reporter polacco Ryszard Kapuscinski, il quale raccontava piu' o meno le stesse vicende, con la differenza che queste succedevano una quarantina di anni fa…da allora quasi nulla e' cambiato, almeno qua nel nord dell'Uganda rurale.
Ieri, tuttavia, nel tornare a casa dopo la usuale giornata di lavoro passata al training center gestito da Africa-Mission Cooperazione e Sviluppo ad Alito, e' capitato un episodio proprio davanti ai nostri occhi di cui non posso fare a meno di scrivere.
Appena passato l'incrocio con la pista diretta verso nord, che passa per Kitgum e finisce in Sud Sudan, un folto gruppo di persone si e' riunito in mezzo alla strada, sembra stiano confabulando attorno a qualcosa o qualcuno.
Vengo a sapere che una ragazza, assieme al suo bambino che avra' si e no due anni, e', infatti, appena stata scaraventata a terra, mentre stava compiendo il suo quotidiano viaggio in boda-boda a velocita' supersonica (soprattutto viste le condizioni della strada, sterrata e piena di buche e di ostacoli di tutti i tipi).
Le persone accorse da tutte le capanne vicine al luogo dell'incidente la aiutano a rialzarsi e avvolgono dei panni sulle escoriazioni sanguinanti che ha un po' su tutto il corpo, volto compreso.
Dell'autista del boda-boda, invece, nessuna traccia, maledizione! Se l'e' svignata prima che arrivassimo noi e forse ancor prima che quel gruppetto raggiungesse la malcapitata.
Appena capito cosa e' accaduto, Patrick frena bruscamente e facciamo marcia indietro. Dico a Patrick che il minimo che possiamo fare e' trasportarla all'ospedale, anche perche' siamo gli unici automuniti, quindi chi meglio di noi puo' aiutarla? Le ambulanze praticamente qua non esistono e se aspettiamo quelle poche che dovrebbero arrivare da Lira, viene notte. Tiro fuori dal mio zaino un disinfettante (per fortuna, e grazie alle esperienze passate, porto sempre con me una sorta di "cassetta di primo soccorso") e lo do' ad un uomo di mezza eta' che lo applica su tutte le ferite assieme ad un po' di cotone, cosi' da tamponare le escoriazioni.
Dopo alcuni minuti, due uomini aiutano la donna a salire sulla nostra macchina e cosi' ci dirigiamo verso l'health center piu' vicino, a Ngetta. La' ci accolgono delle suore che non smettono di ringraziarci per quanto fatto e ci rassicurano che si prenderanno cura della ragazza.
Salutiamo tutti, augurandoci che la giovane donna possa ristabilirsi presto e ci avviamo verso casa. E' ormai giunta l'ora del tramonto, uno dei momenti piu' belli da gustarsi in questa zona semi disabitata, al pari dell'alba e delle prime ore di frescura mattutina. La palla infuocata di colore rosso intenso sta per estinguersi dietro le colline lontane e presto un cielo scurissimo illuminato da un chiarore di luna e da una miriade di stelle luminosissime prendera' il suo posto.
Anche oggi si e' conclusa una giornata piena di soddisfazioni, che mi lascia tante riflessioni e pensieri per la testa che mi accompagneranno durante la fresca notte ugandese".