La tutela delle persone più vulnerabili, si lega agli Obiettivi di Sviluppo dell’Agenda 2030, in particolare agli obiettivi: 1, che delinea gli indicatori per la riduzione della povertà, 2 sulla sicurezza alimentare, 3 sulla salute, 4 relativo all’accesso all’istruzione per tutti e 5 per il contrasto della disparità di genere. World Bank ha delineato il ''Disability Inclusion and Accountability Framework'', mentre sulle questioni di genere le politiche internazionali principali da tenere in considerazione sono: IFAD Policy on Gender Equality and Women’s Empowerment, in particolare l’obiettivo strategico 1 che riguarda la promozione dell’empowerment nel settore produttivo, per rendere le donne e gli uomini che vivono nelle zone rurali capaci di partecipare e di beneficiare di attività generatrici di reddito; l’UNICEF Gender Action Plan 2022-2025 ed il Gender Action Plan 2021-2025 dell’Unione Europea.
Secondo il rapporto OMS del 2021 sulla violenza di genere, nel mondo oltre il 30% delle donne ha subito violenza psicologica, fisica e sessuale nel corso della propria vita e oltre un quarto delle donne tra i 15 ed i 49 anni hanno subito violenze dal proprio partner. La pandemia di Covid-19 ha esacerbato questi aspetti, che riguardano sia i Paesi in Via di Sviluppo che i Paesi ad alto reddito. Alcune condizioni che rendono più acuta la disparità di genere sono dettate dalla povertà: la scarsa scolarizzazione delle donne, la dipendenza economica dal proprio partner o dai famigliari, pratiche culturali paternaliste e misogine, abuso di alcool e mancanza di pianificazione familiare.
Tra le persone più vulnerabili vi sono anche i disabili: secondo il rapporto della World Bank del 2021, oltre il 15% della popolazione mondiale vive con una forma di disabilità e un quinto di loro soffre di disturbi gravi e/o malattie rare.
In questo contesto di precarietà si inserisce l’intervento ''Case Aperte'', il supporto alle realtà impegnate nel sostenere le persone più vulnerabili si concretizza nella distribuzione di cibo e materiali vari, il trasporto di beni, l'accoglienza e l'ascolto delle richieste degli utenti, il supporto e la consulenza tecnico amministrativa nella realizzazione di progetti e il supporto finanziario per la realizzazione di strutture e mantenimento delle attività.
Tra le realtà locali, fanno parte centri sanitari di vario livello e ospedali. Dal punto di vista sanitario l’Uganda è tra i Paesi dove si riscontra maggiormente la carenza di servizi e strutture sanitarie. In particolare, nella macro regione del Nord, la Karamoja presenta indicatori sanitari allarmanti, con un tasso di mortalità materna stimato a 588/100.000 nati vivi contro una media nazionale di 336/100.000 nati vivi nel 2016 (Leaving no one behind, UNFPA, 2018), un tasso di mortalità sotto i cinque anni di 102/1.000 nati vivi e mortalità infantile a 72/1.000 nati vivi (Demographic Health Survey 2016). Fin dalla sua fondazione AMCD sostiene i centri di terzo livello di Loputuk e Tapac, nella Diocesi di Moroto, che si occupano di fornire prevenzione, cura, servizi di promozione e tutela della salute con un reparto specializzato in salute materno-infantile, consulenza per la pianificazione familiare, servizi di supporto e assistenza sanitaria domiciliare e nelle scuole, comprese campagne di vaccinazione.
L’approccio di AMCD si pone in linea con gli Obiettivi Sostenibili dell’Agenda 2030 e con le politiche nazionali ugandesi, in particolare: il National Development Programm III che tratta il tema dell’urbanizzazione sostenibile e al diritto di avere un domicilio; l’Uganda National Housing Policy del 2016 che si concentra sugli standard minimi per garantire un’abitazione a tutti e l’Uganda Gender Policy (2007). AMCD è inoltre in linea con quanto delineato nel documento AICS sugli Aiuti Umanitari e Disabilità del 2015 e le successive Linee guida per la disabilità e l'inclusione sociale negli interventi di cooperazione del 2018 e con le Linee Guida sull’Uguaglianza di Genere e l’Empowerment di donne, ragazze e bambine di AICS 2020-2024.